LE FASI SENSIBILI?
Chissà quante volte avete sentito parlare di fasi sensibili senza sapere cosa riguardano in maniera concreta. Quando si parlava di Fasi Sensibili, fino a non troppo tempo fa, si faceva riferimento all’apprendimento motorio secondo la tabella di Martin del 1982, e a quelle fasi in cui l’organismo del bambino è pronto ad apprendere in maniera più che brillante determinate capacità motorie-coordinative e capacità psicofisiche. Possono riguardare schemi motori di base, le capacità coordinative, le capacità fisiologiche, le abilità psicologiche o le abilità tecniche o specifiche. Queste fasi però non sono uguali in tutti i bambini. In ogni individuo la maturazione biologica può avere un suo percorso e non rispettare l’età cronologica (età dettata dalla data di nascita), ma di solito va di pari passo con la maturazione psicologica.
Secondo Martin In queste fasi il bambino è come una spugna ed apprende al massimo delle proprie capacità. Non sfruttare l’importanza di questi momenti (che durano anni, non parliamo di settimane o di pochi mesi), è un danno che stiamo facendo ai bambini. Il bambino è pronto ad apprendere e la tempestiva e corretta stimolazione può portare ai massimi benefici.
Oggi, questa analisi schematica degli anni ottanta, non può più ritenersi verità assoluta. Anzi.
Le neuroscienze insieme alle ricerche sull’apprendimento motorio degli anni 2000 (2010/2020), hanno portato alla luce letture diverse. Studi infatti dimostrano come l’apprendimento motorio non è ben delineato e schematico come dimostrava Martin, ma è molto più sfumato e flessibile ed avviene in tutte le età. (B. Van Hooren 2020). Ci sono probabilmente età in cui alcune determinate capacità ed abilità possono essere sviluppate ed acquisite con maggiore facilità per il bambino/ragazzo, ma ciò non nega la possibilità di allenarle in tutte le età per svilupparle ed inoltre non possiamo catalizzarle all’interno di età specifiche perché questa temporalità è assolutamente individuale e differenziata. Inoltre diventa meno credibile anche il pensiero storico sull’impossibilità di raggiungere il picco massimo di prestazione ed abilità se non allenate determinate capacità in età specifiche. Avendo a a disposizione questi elementi, è giusto parlare ancora di fasi sensibili in ambito di apprendimento motorio, facendo riferimento ancora a studi degli anni 70/80?
A mio avviso una delle cose più importanti in apprendimento motorio è la creazione di un ambiente idoneo allo sviluppo motorio, quindi la ricerca costante di SPECIFICITA’ e QUALITA’ dell’allenamento, aldilà dell’età in cui viene proposto.
Parliamo di sviluppo psicomotorio sì, ma soprattutto di sviluppo socio-motorio (ormai l’aspetto emozionale è dentro ogni tipo di forma di apprendimento), ed inoltre parliamo di allenare “la pratica” in modo specifico in base allo scopo e agli altri (compagno/avversario/spazio/tempo), quindi anche in base allo sport.
Su questi argomenti ognuno di noi ha il dovere di informarsi ed aprire la mente al nuovo, perché il calcio, così come tutti gli sport, così come i bambini ed i ragazzi degli anni 2000, sono in continua evoluzione, psicologica, sociale e fisica.
Concluso la mia riflessione postandovi le foto del modello di Martin del 1982 ed un modello del 2012 di Lloyd ed Oliver in Youth Physical Development. A voi le differenze.
Youth Physical Development (2012) – Lloyd, Oliver.
Sei un osservatore o un allenatore di calcio?