Pareri contrastanti sulla nascita della superlega, molti i pareri contrari.
Queste le parole di Mister De Zerbi alla vigilia di Milan – Sassuolo:
“Sono molto toccato e arrabbiato di questa cosa a tal punto che ieri abbiamo parlato con la squadra per una mezz’ora. E’ giusto fermarsi come ogni tanto accadeva a scuola quando si fermava il programma. Sono molto arrabbiato perché domenica è stato fatto un colpo di stato! Questo episodio equivale un colpo di stato nel calcio, nei contenuti e nella modalità. Nei contenuti perché il calcio è di tutti ed è meritocratico. Nella modalità perché si poteva fare alla luce del sole, invece comunicati congiunti a mezzanotte, il sito nuovo, come se qualcuno dovesse porre le bandiere in un posto che aveva sottratto a qualcun altro. E’ un comportamento che va a ledere un diritto che non è solo circoscritto al calcio, il diritto che il più debole possa farsi strada, come se non potesse sognare un futuro più bello di quello che dice la sua provenienza, come se un figlio di un operaio non possa sognare di fare il chirurgo, l’avvocato, il dottore. E’ una cosa che mi urta i nervi. E’ come se mi avessero detto, ai tempi dell’oratorio, il pallone è mio, l’ho portato io e gioco io. E’ finito il tempo dell’oratorio. Io credo che il calcio abbia un ruolo sociale diverso dagli altri sport, è così per l’Italia e l’Europa, giusto o non giusto che sia.
Fare una SuperLega dove loro decidono chi deve entrare e decidono chi sta fuori, va a togliere l’essenza del calcio. Io sono partito quest’anno spingendo il sogno del quarto posto, del quinto, del sesto. Forse io e la mia società siamo coglioni perché ancora sogniamo ma qualche risultato lo abbiamo fatto e qui si tratta di metterci la faccia. Se questo è il calcio moderno è una roba che non rispetta l’uomo prima del calciatore e del tifoso. Noi facciamo parte di un ambiente ricco, dove girano tanti soldi, e allora devono farsi delle domande loro. Non mi interessa se tutte queste squadre sono indebitate. Io sono orgoglioso di far parte del Sassuolo perché ragiona come ragiono io. A dicembre il Sassuolo è arrivato quarto sul campo mettendo in mezzo squadre anche più forti di noi. A gennaio avremmo potuto rinforzare la squadra. Io non ho fatto nemmeno mezza riunione di mercato con Carnevali, perché sapevo il momento che stavamo attraversando, non ho avuto mezza richiesta per rinforzare la squadra e l’abbiamo anche pagata questa scelta e se tutte queste squadre sono indebitate devono farsi delle domande di come hanno gestito le loro aziende. Non è che perché hanno fatto disastri, perché queste società sono gestite da potenti, prepotenti, debbano poi farla pagare alla piccola società che fa le cose fatte per bene, ai giocatori che sul campo sudano e sognano di poter andare a giocarsi la Champions in stadi importanti contro squadre prestigiose.
Cosa cambia adesso?
“Cambia che noi stiamo puntando a divertirci sempre, a vincere tutte le partite, però noi abbiamo fatto un anno pieno di ambizioni. Magari abbiamo sbagliato noi a porre l’asticella più alta di quello che avremmo dovuto. Io sono stato sempre tifoso del Brescia e da piccolo lo sognavo in Serie A, perché quasi sempre era in B, poi lo sognavo arrivare in Coppa Uefa, una volta si chiamava così, poi capisco che il calcio cambia, che il mondo va veloce ma non è una giustificazione che se il mondo va veloce bisogna calpestare i più deboli o bisogna venir meno a dei diritti leggittimi o bisogna venir meno a dei diritti delle persone che formano società e in questo caso squadre di calcio”.
Le parole di Pep Guardiola:
“Sostengo il mio club. Amo far parte di questa società. Ovviamente però ho anche la mia opinione – ha detto poi Guardiola nella conferenza stampa pre Aston Villa – Mi piacerebbe che il presidente del comitato spiegasse al mondo come sia stata presa questa decisione”.
“Perché queste squadre sono state selezionate per giocare questa ipotetica competizione in futuro? Perché ad esempio l’Ajax che ha vinto 4 o 5 Champions League non è inclusa?” si è chiesto Guardiola prima di lanciare la stoccata: “Lo sport non è più sport se non esiste il rapporto tra fatica e risultato. Lo sport non è più sport quando la vittoria è garantita. Non è uno sport quando non importa se perdi”.
Il tecnico del City ne ha però anche per la Uefa: “La Uefa deve essere chiara, perché pensa solo per se stessa nelle decisioni che prende per tutti. Lewandowski non ha giocato contro il Psg perché si è infortunato in nazionale. La Uefa ha deciso perché le qualificazioni erano affar loro, ma ci ha rimesso il giocatore”.